Da sempre attratto dall’universo dei giochi d’azzardo, Christophe Claret è lieto di presentare Baccara, la novità dell’anno. L’orologio è provvisto di un movimento esclusivo, sviluppato in oltre un anno di lavoro, e racchiude un vero e proprio casinò in miniatura.
I giochi proposti sono tre, tutti corredati di esclusivi effetti sonori: il baccarà, la roulette e i dadi. Il vetro zaffiro inoltre, è impreziosito da un misterioso ideogramma cinese che appare soltanto soffiando sulla superficie dell’orologio. Il Baccara è parte integrante di una collezione originale e inedita, lanciata alcuni mesi fa da Christophe Claret e caratterizzata da segnatempo ludici e interattivi.
Il Baccara, come il DualTow, l’Adagio e il 21 Blackjack, è l’esempio perfetto dello stile creativo, originale, ludico e non convenzionale dei segnatempo disegnati e prodotti dalla manifattura di Le Locle. Il Baccara trae liberamente ispirazione dall’universo dei giochi d’azzardo, un ambiente che da sempre affascina Christophe Claret.
“Non sono un giocatore, ma mi piace molto osservare il comportamento di chi frequenta i casinò. Di recente, ho avuto l’occasione di visitare il backstage del casinò di Macao, in compagnia del suo direttore. L’esperienza è stata davvero interessante e mi ha insegnato molto”
ha dichiarato l’orologiaio. Dire che il Baccara custodisce nella sua preziosa cassa un vero e proprio casinò è quasi riduttivo, poiché di fatto, le tradizionali funzioni di segnatempo (ore e minuti) sono abbinate a complicazioni interattive davvero straordinarie: baccarà, roulette e dadi.
Le carte del baccarà compaiono sul quadrante quasi per magia: quelle destinate al giocatore sono distribuite nella parte inferiore, in tre piccole finestrelle rodiate o in oro rosa (a seconda della versione), mentre quelle del banco appaiono nella parte superiore. Per mescolare le carte, il giocatore deve azionare un pulsante disposto a ore 9 e armare così una molla che fa ruotare simultaneamente i dischi in oro su cui sono stampate.
La distribuzione delle carte al giocatore avviene premendo il pulsante a ore 8, mentre il pulsante a ore 10 consente di distribuire le carte al banco. Ogni volta che la finestrella si apre, tanto per il giocatore quanto per il banco, si attiva una suoneria, con martelletto e timbro cattedrale visibili da un’apertura nella carrure a ore 2.
La complessità del movimento Christophe Claret consente così di giocare a una vera partita di baccarà. Il banco e il giocatore dispongono di 252 diverse combinazioni di carte ciascuno, per un totale di 63.504 possibilità di gioco. Più precisamente, senza che il giocatore o il banco prenda la terza carta, le diverse possibilità di gioco sono 24.774. Statisticamente, il giocatore ha 29.731 possibilità di vincere (46,82%), mentre il banco ne ha 28.039 (44,15%). Le possibilità per il giocatore e il banco di concludere la partita in parità sono 5.734 (9,03%).
I dadi consentono di giocare a craps. I due dadi a disposizione misurano 1,5 mm di lato e si trovano in una gabbia situata a ore 4, visibile grazie a una finestrella nella carrure dell’orologio. La roulette, invece, è collocata sul fondello del segnatempo. La massa oscillante, visibile attraverso il vetro zaffiro antiriflesso, funge da piatto, mentre una freccia indica il numero vincente.
Ogni modello, inoltre, può essere personalizzato incidendo il proprio numero portafortuna o “Lucky number”, di fronte a uno smeraldo incastonato. Grazie a questo straordinario orologio da polso e ai tre esclusivi giochi d’azzardo di cui è dotato, Christophe Claret e il suo team hanno compiuto un innovativo passo avanti, distinguendosi ancora una volta nella ristretta cerchia delle manifatture d’élite dell’Alta Orologeria.
Nulla di questo segnatempo è stato lasciato al caso: dal movimento, sviluppato tenendo conto di tutte le complesse regole del baccarà, all’aspetto estetico, studiato con grande attenzione. La manifattura di Le Locle è solita ricercare la perfezione in tutte le fasi di realizzazione, dalla selezione dei materiali alla finitura del più piccolo componente.
La cassa, in particolare, è stata curata nei minimi dettagli per valorizzare al massimo lo straordinario calibro di cui è dotato il Baccara. Essa è disponibile in tre versioni, tutte del diametro di 45 mm: oro grigio/titanio grado 5 con rivestimento in PVD nero, oro rosa/titanio grado 5 con rivestimento in PVD nero e platino/titanio grado 5 con rivestimento in PVD nero.
Il quadrante, oltre che per i due gruppi di finestrelle dove compaiono le carte, si distingue per le ombre cinesi raffiguranti un drago o una tigre: intagliate al laser nella giada o in una lamina di titanio nero, sembrano quasi voler proteggere il calibro del Baccara e il suo proprietario, al quale non mancano di portare fortuna. Il valore simbolico del Baccara, tuttavia, non si limita a questo aspetto.
Un altro dettaglio, infatti, invisibile a occhio nudo, avvolge il modello nel mistero: l’ideogramma cinese che impreziosisce il vetro zaffiro e che, quasi per magia, appare per pochi secondi se si soffia sulla superficie dell’orologio. Un piccolo rito a cui non potranno sottrarsi non soltanto i giocatori superstiziosi, prima di iniziare una partita di baccarà, ma anche tutti coloro che desidereranno iniziare la giornata sotto i migliori auspici.
Dal punto di vista tecnico, l’ideogramma è stato ottenuto grazie a un processo di metallizzazione del vetro zaffiro, sviluppato appositamente per il marchio Christophe Claret. L’idea, invece, è venuta al maestro orologiaio durante un recente viaggio a Macao.
“Visitando il casinò, mi sono reso conto che la maggior parte dei giocatori d’azzardo è superstiziosa. Prima di iniziare una partita, compie i gesti più strani, manipola stravaganti amuleti e distrugge svariati mazzi di carte. Tutto questo è davvero incredibile! Inoltre, senza sapere troppo il perché, tende a raggrupparsi attorno agli stessi tavoli da gioco, trascurando completamente gli altri. È come se alcuni portassero più fortuna di altri. La fortuna… tutti sperano nella fortuna! Ed è proprio questo aspetto che ho voluto rappresentare con l’ideogramma”
conclude Christophe Claret.