Il calendario è all’anno 1954. In questa data nasce il Rolex Tru-Beat, contraddistinto dalla ref. 6556. Tra gli orologi Rolex più somiglianti agli Oyster Perpetual da 34mm, il Rolex Tru-Beat ha come movimento un calibro 1040.
Un modello che vede tra le sue caratteristiche la funzione ‘secondi morti’. Cosa significa? Ve lo spieghiamo: in un orologio del genere, la sfera dei secondi non ha un moto continuo ma avanzi a piccoli scatti, proprio come accade sui più moderni orologi al quarzo.
Un’ utilità pratica in tutto questo? Direi di no. Semmai, se c’è un vantaggio, è quello di rendere la lettura dei secondi più piacevole e immediata. Null’altro.
Passiamo dunque ad altri dettagli del Rolex Tru-Beat, come le sue diverse produzioni: cassa in acciaio e in oro 18kt giallo e rosa, o nella versione con quadrante standard o a settori, quets’ultima conosciuta agli esperti del settore come variante Metropolitan.
Il gioco sfere è di tipo dauphine; su alcuni esemplari, poi, la sfera secondi è di colore rosso.
La storia del Rolex Tru-Beat, ci costa ammetterlo, non è stata tra le più brillanti, tanto da avere avuto una brevissima vita. Una tiepida accoglienza agli inizi, appunto, degli anni Cinquanta, e l’interruzione della produzione dopo cinque anni circa, intorno nel 1959. In una catalogo Rolex del 1960, infatti, il vuoto si nota e si cerca di sostituirlo con la nuova ref. 1020. Evento che, in realtà, non prenderà mai piedi, e il Rolex Tru-Beat non conoscerà mai un erede, un successore.
Oggi, dunque, il Tru-Beat cal. 1040 può considerarsi davvero tra i più ricercati orologi Rolex da collezione, anche data l’esiguità degli esemplari realizzati in cinque anni. Per avere un ottimo pezzo, però, occorre fare affidamento solo su modelli originali e preferibilmente che non hanno subito mai riparazioni. Il motivo? Il cal. 1040 è stato sempre caratterizzato da una evidente fragilità di nascita e le riparazioni, anche quelle migliori, non hanno mai dato un risultato abbastanza soffisfacente.