Come è andato Baselworld 2018? Che fine ha fatto la più importante fiera dell’orologeria: l’appeal è sempre lo stesso o in qualche modo quello che era l’appuntamento che tutti gli estimatori aspettavano anno dopo anno sta perdendo parte del suo charme?
La vera risposta a tutte queste domande sta nell’attenzione che come evento la rassegna è ancora in grado di attirare mixata alla necessità di non riproporre i fasti del passato al fine di non spendere inutilmente. Il punto è uno solo: l’orologeria di lusso ovviamente attira moltissimo, ma a mancare sono in alcuni casi le “offerte” e dall’altra il pubblico che non può più permettersi un mercato che di richieste ne ha e ne ha di alte. Non si può far finta che quest’anno la durata e gli espositori siano stati dimezzati rispetto alle prime edizioni.
Ovviamente il padiglione delle maison più importanti e più solide in investimenti e guadagni non ha mancato di proporre importanti novità, sebbene ispirate a grandi glorie del passato. Ma oltre a ciò, di eccessivamente sbalorditivo non vi è stato molto. Ad attirare molto l’attenzione vi ha pensato in particolare la Patek Philippe
che non solo ha migliorato il suo rapporto con il marketing digitale ma ha presentato un modello come il Nautilus calendario perpetuo, tra i più attesi perché prima grande complicazione su questa famiglia di orologi, corredata da una cassa in oro bianco da 40 mm.
Rolex e Omega hanno proposto modelli in grado conquistare nel modo giusto, senza troppi colpi di testa ma puntando a veri e propri miglioramenti di gamme già esistenti. TAG Heuer, dal canto suo, ha presentato il Carrera Chronographe Tourbillon Chronomètre Tête de Vipère, un’edizione limitata di 155 pezzi certificata dall’Osservatorio di Besançon conquistando gli estimatori mentre Bulgari ha riconquistato il suo record di modello automatico più sottile al mondo con l’Octo Finissimo Tourbillon Automatic.