Possiamo andare avanti quanto ci pare nella definizione degli orologi supertecnologici ma alla fine, per una legge dei grandi numeri e per un banale criterio di utilità e funzionalità, si torna sempre sui cronografi classici e sugli orologi meccanici. Oggi addirittura si parla di rinascita di questi strumenti.
La meccanica di precisione riguarda in modo particolare lo sviluppo dei cronografi. Pensate per esempio al bellissimo Rolex Submariner 1680. Non c’è niente che richiami la tecnologia all’avanguardia o il design sottile e minimale degli smartwatch, eppure siamo di fronte ad un cronografo preciso, molto utilizzato, inconfondibile e intramontabile.
Non è un caso che l’epoca d’oro dell’orologeria sia il periodo che va dl 1700 al 1800, un centinaio d’anni in cui si è lavorato duramente alla realizzazione delle complicazioni oggi usate negli orologi meccanici. Per trovare un periodo altrettanto florido nello sviluppo dell’orologeria, bisogna poi scorrere il calendario fino agli anni Settanta del Novecento, quando le imprese giapponesi iniziarono a sviluppare e rilasciare sul mercato i movimenti al quarzo a batteria.
Questa innovazione ha contribuito alla riduzione del costo dei cronografi che sono diventati così accessibili per una maggior parte della popolazione. Oggi assistiamo anche alla crisi del quarzo che dovrebbe lanciare un altro importante ed entusiasmante periodo di sviluppo.
Si parla del periodo corrente come del rinascimento degli orologi meccanici in risposta alla diffusione non troppo capillare dei costosi smartwatch. Tutto adesso si gioca non sul perfezionamento del meccanismo, quasi dato per certo e assodato, ma sul design e sull’adattabilità dell’orologio a molteplici contesti e utilizzi. Una specie di sindrome da coltellino svizzero da cui non è detto che si guarisca molto presto.